martedì 19 febbraio 2013

FIABE E LEGGENDE DI PUGLIA /// Recensione di Angelo Sconosciuto apparsa su "La Gazzetta del Mezzogiorno" di lunedì 18/02/2013


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Richiamano i momenti più significativi della tradizione orale della nostra terra
Le belle fiabe
e leggende
di questa terra







Di Angelo Sconosciuto
Basterebbe già citare «Il Laùro» per dare la cifra di un impegno.
Ma se, andando oltre «il folletto» salentino - chiamato in tanti altri modi non solo nella nostra comunità ma anche, ad esempio, in quella arbereshe - aggiungiamo una serie di titoli: «Il più bel fiore che sia mai fiorito» e « Il frate di Avetrana»; «L’incanto» e «Il campanile dei diavoli»; «Il fantasma di Bianca» e «La rupe della dannata», «I fratelli invidiosi» e «Dom Placido»; «Greguro e Margherita» e ancora «La figlia di re Fierarmata»; quindi «La fortuna di Gasparotto » e «La statua di neve» e poi ancora «L’asino sopra il campanile » e «I lestrigoni a Santa Cesarea» e poi ancora «Regina per imbroglio» e «Il principe vecchio», nonchè «Il crocefisso del disertore» e «Le tre sorelle» e «Coraggio e morte di Giulio Antonio Acquaviva» e «Quando venne tempo di malaria» e «Pizzomunno». E come se ciò non bastasse portiamo ancora all’attenzione dei lettori «Tumulo e Kalimera», «Il miracolo dei fanciulli», «Idomeneo», «San Giuseppe e il cappello», «Il menestrello», «Il carnevale del conte», «Le procellarie», «Il tesoro di Diomede », «I garofani del Bey innamorato », «Il tradimento del frate di Otranto», ecco che l’appuntamento di domani diventa tra quelli imperdibili.
sce infatti, per Capone Editore, «Fiabe e Leggende di Puglia» di Antonio Errico, che con Maurizio Nocera è stato chiamato a dirigere la nuova collana «La terra e le storie» che appunto al n. 1, propone queste 128 pagine di fiabe e leggende nostrane. «“Mi dicono che da fanciullino – scrive Giacomo Leopardi in una pagina dello Zibaldone –, stavo sempre dietro a quella o questa persona perché mi raccontasse delle favole...”. È un ricordo, questo, che appartiene un po’ a tutti noi che da bambini, in silenzio e con stupore, ascoltavamo chi ci narrava storie d’incantesimi, di pozioni magiche, di re savi, di passioni, di santi, di sirene, di tesori, di diavoli, di streghe - si legge nella presentazione -. Storie che risalgono in età matura dal profondo della nostra memoria riportandoci ad un passato che non è solo nostalgia. I testi di questo libro costituiscono riscritture del tutto originali di fiabe e leggende pugliesi che trovano la loro provenienza nella tradizione orale e scritta di cui si dà ampiamente conto. Sono racconti di luoghi, personaggi, monumenti, di tradizioni della regione - si legge ancora - che per secoli sono passati di bocca in bocca e che, ormai, fanno parte della storia come le innumerevoli e belle testimonianze materiali delle quali la Puglia è giustamente orgogliosa ».
Sarà un libro di successo? Probabilmente sì e la risposta diventa certamente affermativa se si pensa alla caratura dell’autore. Antonio Errico, infatti, nato in provincia di Lecce dove vive e lavora come dirigente scolastico di un liceo, ha pubblicato libri di narrativa e di saggistica: «Tra il meraviglioso e il quotidiano» (1985); «Favolerie» (1996); «Il racconto infinito. Saggio su Luigi Malerba» (1998); «Fabbricanti di sapere. Metodi e miti dell’arte di insegnare» (1999); «Angeli regolari» (2002); « L’ultima caccia di Federico Re» (2004); «Salento con scritture » (2005) e poi ancora «Viaggio a Finibusterrae» (2007) e «Stralune» (2008); nonchè «Le ragioni della passione. Approdi e avventure del sapere» (2009); «L’esiliato dei Pazzi» (2012), e ancora saggi e racconti in volumi collettivi. Errico, inoltre, ha curato l’antologia «Poeti a Finibusterrae », edita dalla Provincia di Lecce, e la riedizione di «Secoli fra gli ulivi» di Fernando Manno (2007).

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